Dentro la mente di Dalí | Il Ritratto di Madame Styler-Tas e la nascita del metodo paranoico-critico
Il Surrealismo non esisterebbe senza Sigmund Freud. Questo movimento artistico e letterario d’avanguardia nasce per iniziativa di André Breton, negli anni Venti del Novecento, proprio grazie alla sua fascinazione per gli studi di Freud. La “scoperta” dell’inconscio — un mondo intimo e autonomo, pieno di fantasie simboliche — cattura l’immaginazione dei surrealisti. L’indagine di questo universo interiore diventa un pilastro della loro arte.
Salvador Dalí è il surrealista per eccellenza: “L’unica differenza tra i surrealisti e me è che io sono un surrealista”, diceva. A partire dagli anni Trenta, Dalí sviluppa una tecnica unica per creare opere stimolando l’inconscio: il cosiddetto metodo paranoico-critico.
Il metodo paranoico-critico di Dalí: come nasce la sua tecnica
Un esempio di applicazione di questa tecnica è il Ritratto di Madame Isabel Styler-Tas. Accanto al ritratto realistico della donna, che emerge su un paesaggio desolato, Dalí ne propone un secondo sulla sinistra. L’opera è una composizione realistica di elementi paesaggistici che giocano con la percezione dell’osservatore e rivelano il sottofondo emotivo della figura ritratta. Per questo motivo, l’altro titolo del dipinto è Melancolìa (“malinconia” in italiano).
Il secondo ritratto è costituito da uno sperone di roccia, attraversato da una strada arida e in salita che termina in una grotta oscura, visibile dietro alcuni cipressi radicati nel terreno.
La tecnica potrebbe sembrare simile alla produzione di ritratti di Giuseppe Arcimboldo, ma ciò che cambia è il metodo che la origina. Nel processo paranoico-critico, infatti, l’artista si concentra sulla patologia paranoica, che induce a cadere cronicamente in stati di delirio cosciente, arrivando persino a usare la ragione per giustificare convinzioni e interpretazioni nate da una realtà interiore.
Madame Styler-Tas di Dalí, il ritratto come specchio dell’inconscio
Nel Ritratto di Madame Isabel Styler-Tas, Dalí parte da una distinzione tra allucinazioni e delirio paranoico. Il fenomeno allucinatorio della pareidolia, per esempio, è un’illusione ottica che riflette schemi interpretativi interiori e inconsci applicati a una realtà casuale.
Anche Leonardo da Vinci raccomandava di osservare attentamente le macchie sui muri o le venature del marmo prima di creare paesaggi, volti e oggetti, utilizzando la struttura naturale dei materiali per esprimere la propria interpretazione interiore. Ma le allucinazioni restano sempre personali, innescate da una lettura razionale di un evento accidentale.
Il delirio paranoico (il processo creativo preferito da Dalí), invece, parte da una realtà chiara ed evidente, ma elabora visioni e connessioni sottili capaci di instillare dubbi anche negli osservatori sani. Partendo da queste idee, Dalí sviluppa il metodo paranoico-critico. Il pittore si immerge nella fase paranoica (uno stato di delirio durante l’atto creativo) per poi creare immagini, forme e associazioni razionalizzate nella successiva fase critica.
Tra le opere più celebri realizzate con questo metodo vi sono La persistenza della memoria e La metamorfosi di Narciso.
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