Calvin & Hobbes compie 40 anni | Un tributo al mondo immaginario di Bill Watterson
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Nel primo anno di pubblicazione, Bill Watterson ha sperimentato a fondo per capire cosa Calvin & Hobbes potesse diventare. L’idea partenza era semplice, ma originale: le avventure di un bambino di sei anni, Calvin, accompagnato da una tigre antropomorfa che tutti gli altri vedono solo come un peluche. La prima striscia a fumetti viene pubblicata a novembre 1985 e distribuita per dieci anni sui giornali Universal Press Syndicate. Con il suo tocco arguto e spensierato – e un po’ caustico – il fumetto ha creato due personaggi teneri e familiari, oltre a un’infinità di scenari inaspettati e meravigliosi nascosti sotto la superficie della vita quotidiana.
Calvin & Hobbes, un duo di protagonisti impareggiabili
Calvin non è mai stato destinato a diventare il classico bambino dispettoso. Attraverso di lui, Bill Watterson riesce a esplorare argomenti leggeri e profondi: dal divertimento smodato dell’infanzia alla natura umana, dalle fantasie popolate di mostri e dinosauri alle dissertazioni sulla morale viaggiando a tutta velocità su uno slittino.
Calvin & Hobbes raggiunge un equilibrio tra tutte queste tematiche perché il suo protagonista è coeso e sfaccettato. Infantile ma profondo, combina guai ma è sempre guidato da buone intenzioni. Nessuna tematica affrontata risulta fuori luogo proprio perché espressa attraverso la sua curiosità.

Dall’altra parte, c’è Hobbes: per disegnarlo, l’autore si è ispirato al suo gatto, Sprite. Da classico felino è pensoso, fiero e orgoglioso: il compagno perfetto per la sua chiassosa controparte. È al contempo la voce della coscienza e il complice, sempre accanto a Calvin. Il suo personaggio è a metà tra un amico immaginario e un peluche che prende vita. In ogni caso, Watterson non ha mai voluto chiarire la sua natura, rimanendo di proposito vago al riguardo. Hobbes è l’esempio eccezionale della realtà soggettiva. Ognuno vede il mondo in maniera diversa – Calvin più di tutti – e Hobbes personifica tutto questo. Tra i due c’è un’amicizia genuina, basata su lealtà e affetto, nonostante qualche battibecco.
È tutto un gioco d’immaginazione
L’immaginazione di Calvin è il cuore del fumetto. Ed è anche grazie ad essa che la striscia offre così tanti scenari diversi, senza mai sembrare ripetitiva o forzata. Calvin riesce a ricavare da semplici scatole di cartone delle invenzioni grandiose, che gli permettono di viaggiare nel tempo, creare cloni o trasformarsi.
Il protagonista ha anche diversi alter ego, ciascuno dei quali offre uno sguardo su un mondo diverso. Come l’astronauta Spiff, un cosmonauta all’esplorazione dei mondi alieni, il supereroe Stupendoman o l’investigatore privato Tracer Bullet. Mostri sotto al letto e pupazzi di neve prendono vita, diventando nemici da affrontare. Nella striscia, il quotidiano diventa fantastico e il lettore è parte dell’avventura. Qualcosa di simile avviene nel fumetto italiano Monster Allergy.

Con Calvin & Hobbes, il pubblico vive un’infanzia che non è vista attraverso le lenti della nostalgia di un adulto. Al contrario, è vissuta proprio dalla prospettiva di un bambino, includendone gli alti e bassi, dai giorni di scuola infiniti alle regole insensate degli adulti alle quali bisogna obbedire. Ma anche giorni d’estate trascorsi a giocare all’aperto, costruendo fortini e inventando nuovi giochi. Un ritratto fedele di ciò che significa essere un bambino, che parla a molti.
Una rivoluzione nella strisca domenicale
Fino agli anni ’40, sui giornali statunitensi, alle strisce a fumetti era spesso dedicata un’intera pagina. Questo permetteva ai disegnatori una libertà artistica considerevole. Tuttavia, negli anni, lo spazio si è ridotto, imponendo man mano regole più rigide. Il layout negli anni ’90 poteva essere ridimensionato in base allo spazio disponibile, arrivando persino a eliminare alcune vignette. Come molti altri fumettisti, Watterson ha dovuto imparare a lavorare con queste limitazioni, facendone anzi un punto di forza.
Un esempio era l’uso delle prime due vignette, a rischio di cancellazione, per creare gag autonome. In caso di necessità, perdere queste vignette non avrebbe compromesso il significato della striscia.

Tuttavia, queste restrizioni rischiavano di entrare in conflitto con la visione sempre più articolata di Calvin & Hobbes. Così, nel maggio del 1991, Watterson decide di prendersi per la prima volta una pausa dal lavoro di fumettista, che durerà un anno. In questo periodo crea un nuovo layout di mezza pagina senza alcuna limitazione di cornice. Lo propone al suo ritorno, a febbraio 1992. L’enorme popolarità di Calvin & Hobbes convince la maggior parte dei giornali ad accogliere questa novità. Questo gli permette di sperimentare con pannelli di diverse dimensioni e forme, testando nuovi stili e ritmi.
Così facendo, Watterson eleva la qualità delle sue storie sia a livello narrativo sia visivo. Le vignette vivide, gli sfondi dettagliati e le prospettive non convenzionali sono il lascito di questa libertà artistica ritrovata. Le illustrazioni, a questo punto, riescono a trasmettere un significato senza la necessità di dialogo. L’autore sperimenta i silent comics, una tecnica narrativa usata anche da Krystal Kung nella sua graphic novel, Il Piccolo Vagabondo.
Il rifiuto di Bill Watterson per le logiche del mercato
Con l’aumentare della popolarità di Calvin & Hobbes, cresce anche la domanda di merchandise. È un passo comune per le strisce più famose. Qualcosa che tuttora succede con i fumetti dei supereroi, come Spiderman e Batman, e che è avvenuto con i Peanuts di Charles M. Schulz e Garfield di Jim Davis.
Entrambi gli artisti hanno guadagnato milioni vedendo i loro personaggi ovunque, come protagonisti di giocattoli o videogiochi. Schulz, in particolare, è stato uno degli artisti da cui Watterson ha preso più ispirazione, insieme a strisce come Pogo e Krazy Kat. Queste opere lo hanno aiutato a comprendere la risonanza emotiva del fumetto, come strumento per affrontare temi che vanno oltre le semplici gag. Per questo Watterson decide di concentrarsi sulle sue storie e di disinteressarsi del profitto che può trarre dai suoi personaggi.

Nonostante le pressioni degli editori, ha sempre rifiutato di cedere la licenza: era convinto che questo avrebbe compromesso il messaggio della sua creazione. Il rifiuto ha portato ad anni di frizioni con Universal Press Syndicate. Per ottenere i diritti dei suoi fumetti, nel 1991, Watterson ha dovuto minacciare di non disegnare più. È stato un azzardo, dato che Universal deteneva i diritti e avrebbe potuto assumere un altro autore al suo posto. Ma il sindacato ha dovuto arrendersi quando ha capito che non ci sarebbe stato alcun Calvin & Hobbes senza Bill Watterson.
L’eredità di Calvin & Hobbes
Sfinito dalla disputa e dalle scadenze, nel 1994, Watterson decide di porre fine a Calvin & Hobbes. Consapevole, comunque, di aver ottenuto tutto ciò che desiderava dal suo fumetto, ha scelto di lasciar andare i suoi personaggi quando ha ritenuto opportuno, senza esaurirli pur di soddisfare le richieste dei suoi editori. Così facendo, è rimasto fedele al suo desiderio di preservare il mondo che aveva creato, dando priorità all’arte anziché alla commercializzazione.

Quest’integrità artistica ha contribuito a mantenere Calvin & Hobbes nel posto che occupa ancora oggi nel mondo del fumetto e nella memoria collettiva dei lettori. Strisce che emozionano, commuovono, fanno sognare a occhi aperti e riflettere. Facendoci tornare bambini, esaltano la bellezza del quotidiano e rivelano il significato dell’essere umano. Calvin & Hobbes è riuscito non soltanto a diffondere questi valori, ma anche a mantenerli vivi per i dieci anni della sua pubblicazione su 2.400 giornali in tutto il mondo.
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