Le perfezioni di Vincenzo Latronico | Dentro il labirinto Millennial
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Le perfezioni (Fitzcarraldo Editions) è un romanzo intriso di tensioni e contraddizioni irrisolte, un circolo vizioso perfettamente chiuso in sé stesso. La rappresentazione precisa e tagliente delle vite e delle aspirazioni dei Millennial europei della classe media gli conferisce il pregio di un piccolo gioiello etnografico. Inoltre, segna il momento di consacrazione di Vincenzo Latronico, che si afferma tra le nuove voci capaci di plasmare la letteratura europea contemporanea.
Lo scrittore e traduttore italiano quarantenne ha avuto l’intuizione di reinventare Le cose di Georges Perec. In quel romanzo d’avanguardia, l’attenzione si sposta dai personaggi agli oggetti, svelando il peso psicologico della cultura dei consumi. Ma mentre Perec osservava quegli oggetti attraverso la lente patinata delle riviste, Latronico adotta un filtro diverso: i beni dei suoi personaggi vengono rifratti dalle piattaforme digitali che modellano la cultura visiva di oggi. Pensate ad Airbnb. Pensate a Instagram. Questo romanzo è una delle prime opere letterarie capaci di catturare davvero una traccia della nostra vita digitale.
Le perfezioni, pubblicato nel 2022, è stato finalista al Premio Strega. Grazie alla traduzione di Sophie Hughes, è arrivato alla fase finale dell’International Booker Prize 2025.
La ricerca della perfezione tra aspirazioni e lifestyle
I protagonisti del romanzo di Latronico sono un “voi” narrativo: una coppia di designer, Anna e Tom. Precursori del nomadismo digitale, si trasferiscono a Berlino in cerca di uno stile di vita vibrante e stimolante. Curano ogni dettaglio delle loro esistenze, inseguendo la bellezza, il senso e la sensazione di trovarsi esattamente dove dovrebbero essere. Nei primi anni del decennio 2010, Berlino continuava ad attrarre folle di giovani grazie agli affitti bassi, alle notti sfrenate e a una scena culturale vivace. Per Anna e Tom, come per molti giovani europei, rappresentava un sogno utopico: una promessa di libertà e autenticità.
Per Latronico, tuttavia, libertà e autenticità non sono qualità interiori dell’individuo, bensì costrutti sociali che derivano da un processo sofisticato di lucidatura dell’esistenza. In questo senso, la libertà e l’autenticità dipendono dalla capacità di plasmare e proiettare un’immagine coerente di sé in un mondo fatto di differenze, dove un’auto è blu o rossa, una persona è eterosessuale o queer. Una vita perfetta, dunque, è quella che riesce a coincidere con l’immagine che si ha di sé.
Sono questi i presupposti del concetto liberale di identità. Tuttavia, la vera domanda che Latronico, ex studente di filosofia, pone è un’altra. Come influisce la cultura dei costumi sul modo in cui costruiamo e mostriamo l’immagine ideale delle nostre vite e delle nostre identità?
Oggetti e immagini: il consumismo digitale dei Millennial
Latronico descrive Anna e Tom attraverso gli oggetti e gli spazi che abitano, più che attraverso le loro vite interiori. I loro corpi e pensieri restano sfocati, quasi appiattiti, sempre sullo sfondo. Nel romanzo non c’è traccia di dialogo: un espediente che accentua la distanza tra lettore e personaggi.
Il romanzo è suddiviso in quattro capitoli intitolati con i tempi verbali: Presente, Imperfetto, Remoto e Futuro. Ogni parte sposta la prospettiva narrativa e il fuoco temporale. Il primo capitolo, Presente, è interamente dedicato a una descrizione vivida e minuziosa della casa di Anna e Tom. Lo stile di Latronico è pedante, ossessivo nel rifiuto di lasciare che un solo dettaglio sfugga all’attenzione. C’è un divano modulare scandinavo grigio tenue, tazze di ceramica artigianale appoggiate su un tavolino di quercia recuperata.
Man mano che la distanza tra narratore e materia narrativa aumenta, il Presente diventa Imperfetto: la prospettiva si allarga e svela nuovi strati di significato. Si scopre che l’appartamento non è quello reale di Anna e Tom, ma la sua rappresentazione digitale. È una versione idealizzata, costruita attraverso foto perfette e pubblicate online per affittarlo. La perfezione apparente diventa un espediente per attrarre potenziali inquilini. Tuttavia, quell’immagine idealizzata non coincide mai del tutto con la realtà quotidiana.
Le foglie delle piante erano perennemente coperte di una patina felpata di sporcizia, che il lucido sembrava attirare persino più rapidamente.
Le perfezioni, capitolo Imperfetto.
Più avanti, Latronico mostra come siano proprio le immagini consumate online da Anna e Tom a modellare l’estetica del loro appartamento, chiudendo il cerchio. Gli ideali digitali plasmano i loro spazi e le loro vite, alimentando un ciclo infinito di rappresentazione e imitazione. È questa la condizione della loro generazione: un’esistenza filtrata dalle immagini, sostenuta da un continuo gioco di consumo e ostentazione.
Cicli di perfezione e alienazione generazionale
Il narratore di Latronico evita ogni commento morale o critico diretto, delegando la riflessione al lettore. Questo metodo descrittivo consente ai dettagli di emergere senza interferenze, ma talvolta il romanzo risulta piatto proprio per la sua riluttanza ad approfondire, limitando l’impatto emotivo e concettuale. Le perfezioni spesso resta in superficie, osservando senza affrontare pienamente le forze che evoca. In questo senso, il paragone con capolavori del passato come Grandi speranze di Dickens o Underworld di Don DeLillo appare fuori luogo. Latronico sostituisce le contraddizioni morali di Dickens e la profondità storica di DeLillo con un atteggiamento più estetico.
Questo approccio emerge anche nel ritratto di Anna e Tom, la cui traiettoria riflette la struttura del romanzo. Latronico avrebbe potuto descrivere con maggiore intensità psicologica il loro disincanto verso Berlino, sacrificando la rigidità del suo metodo. Invece, affronta la loro ansia e crisi d’identità con cautela, come se fosse incapace, o riluttante, a scavare più a fondo. La sua attenzione resta concentrata sulla trasformazione urbana della città e sul processo di gentrificazione, che spinge ai margini le fasce meno abbienti. Tuttavia, proprio questa descrittività controllata risulta efficace nel catturare i cambiamenti impercettibili della città e il senso d’impotenza degli abitanti. Anna e Tom restano sospesi in un ciclo: la ricerca della perfezione mai davvero messa in discussione, solo eternamente rimandata. Come molti della loro generazione, inseguono un ideale che promette compimento, ma offre solo distacco.
Le perfezioni merita attenzione per la capacità di distillare un malessere generazionale in immagini precise e cristalline. La sua sottigliezza svela una violenza silenziosa sotto le superfici levigate che troppo spesso scambiamo per stabilità. È un romanzo che parla a un’intera generazione, catturando la loro inquieta ricerca di senso in un’epoca di persistente incertezza.
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