Ophelia, da Shakespeare a Millais fino a Taylor Swift | Storia di un’icona della malinconia
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Ophelia, da Shakespeare a Millais fino a Taylor Swift | Storia di un’icona della malinconia

Ophelia, da Shakespeare a Millais fino a Taylor Swift | Storia di un’icona della malinconia

Postato il 03 Ottobre, 2025
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L’artista preraffaellita John Everett Millais dipinge Ophelia a Londra tra il 1851 e il 1852. Oggi l’opera è esposta alla Tate Gallery di Londra. Millais la dipinge in due momenti: realizza lo sfondo en plein air, ispirandosi alla vegetazione di Ewell, dove vive per cinque mesi, lavorando alla tela undici ore al giorno. Al centro lascia uno spazio bianco incompleto, da destinare alla figura di Ophelia, impersonata dalla modella e poetessa Elizabeth Siddal.

Ophelia, un quadro di John Everett Millais
Wikimedia Commons, Public Domain.

Ophelia, distesa in un ruscello, è ricoperta di fiori.

Una storia tragica

Siddal, futura moglie di Dante Gabriel Rossetti, un amico di Millais, è la modella che interpreta Ophelia.

Millais le chiede di posare immersa nella vasca del suo appartamento in Gower Street, a Londra, per riprodurre fedelmente l’annegamento e rendere l’effetto dell’abito che si gonfia, immerso nell’acqua. Ciò porta Elizabeth ad ammalarsi di bronchite, compromettendo per sempre la sua salute.

Ophelia come personaggio Shakespeariano

La tragedia rappresentata sulla tela è quella di Ophelia, uno dei personaggi principali dell’Amleto di Shakespeare. Il suo amore per Amleto la rende vittima: infatti lei crede di non essere ricambiata, mentre lui nega il proprio affetto per non coinvolgerla nelle trame dell’usurpatore Claudio.

Quando Amleto, l’uomo che ama, uccide suo padre, Ophelia esce di senno. Sconvolta dal dolore e dalla follia, si lascia scivolare in un ruscello e vi annega.

La Confraternita dei Preraffaelliti e la pittura vittoriana

Millais è uno dei fondatori della Confraternita dei Preraffaelliti, associazione artistica legata al Simbolismo e all’Art Nouveau che si sviluppa in Gran Bretagna durante l’età vittoriana.

Il termine “Preraffaelliti” deriva da Raffaello Sanzio, pittore rinascimentale. Secondo questi artisti, l’arte anteriore a Raffaello vive un periodo autentico e fiorente, mentre dopo di lui diventa corrotta. Infatti, i Preraffaelliti mirano ad abolire i modelli dell’arte vittoriana, riprendendo usi, costumi e tradizioni di un passato nostalgico. I temi delle loro opere spaziano dal biblico al letterario, dal fiabesco allo storico e sociale, con particolare attenzione alla migrazione e al lavoro.

Malinconia, depressione e distruzione

La morte di Ophelia di Shakespeare e di Millais è richiamata in un omaggio al pittore e all’opera nel film Melancholia. Un dramma/fantasy del 2011, scritto e diretto da Lars von Trier e presentato in gara per la Palma d’Oro al 64º Festival di Cannes. Kirsten Dunst, interprete della protagonista Justine, ha vinto il premio come miglior attrice.

Nella locandina del film, Justine, distesa in un ruscello con l’abito da sposa, interpreta Ophelia, simbolo dell’amore sconfitto dal dolore. L’opera cinematografica racconta la storia di due sorelle, Justine e Claire, e analizza il loro rapporto mentre la Terra è minacciata dal pianeta Melancholia.

Melancholia è una metafora della depressione, la malattia di cui Justine soffre e che lo stesso regista ha conosciuto. Il gioco di parole tra il nome del pianeta e la patologia della protagonista crea un parallelo tra la depressione e la fine del mondo. Così come Melancholia è destinato a crollare sulla Terra e distruggerla, così la depressione distrugge la vita di chi ne soffre e delle loro famiglie. Per molti, la depressione rappresenta davvero la fine del mondo.

Malinconia, filosofi, pianeti e artisti

Sanguigno, flemmatico, collerico e melanconico sono i quattro umori che, secondo i greci, componevano la psiche umana. Aristotele, nella sua raccolta di Problemi, scrive che “tutti gli uomini straordinari, eccellenti in filosofia, politica, poesia e arte sono visibilmente malinconici”. Marsilio Ficino riprende questo pensiero nel 1489, nella sua opera De vita triplici.

Il dono degli uomini nati sotto Saturno è la malinconia, anche se, in origine, il pianeta degli artisti è Mercurio, associato al dio Hermes, creatore delle arti. Con la rivalutazione di Ficino, il “temperamento saturnino”, oscuro, riflessivo e malinconico, diventa una tipica caratteristica degli artisti.

La malinconia, però, può avere conseguenze negative: può generare ansia e depressione. Quest’ultima può rivelarsi fatale, come nel caso di Elizabeth Siddal. Oltre ai problemi di salute derivati dalla bronchite, la poetessa soffre di una profonda depressione causata dalla perdita del figlio. Alla fine, la modella e musa del dipinto di Millais condivide lo stesso destino della sua Ophelia: come lei, consumata dal dolore, Elizabeth si toglie la vita. Anche per lei l’amore, sconfitto dal lutto, si trasforma in follia fatale.

Taylor Swift riscrive il finale di Ophelia

Nel suo album The Life of a Showgirl, uscito il 3 ottobre 2025, Taylor Swift riscrive il finale di questo personaggio tragico.

Il singolo di lancio, Ophelia, per molti ascoltatori è una canzone d’amore dedicata al suo compagno Travis Kelce. Il testo, ricco di riferimenti shakespeariani e autobiografici della cantante e dell’atleta dei Chiefs, si conclude con un lietofine:

No longer drowning and deceived
All because you came for me

Late one night, you dug me out of my grave and
Saved my heart from the fate of Ophelia

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