Adolescence | Il crime in piano sequenza che rivoluziona il racconto della violenza giovanile
Seasons
Runtime
L’adolescenza è la fase della vita in cui un bambino può diventare irriconoscibile e imprevedibile. All’improvviso, una madre può scoprire che il suo dolce bambino si è fatto un piercing o un tatuaggio. Un padre può sorprendere la figlia a baciare il suo primo ragazzo o… scoprire che suo figlio è diventato un assassino.
Creata da Jack Thorne e Stephen Graham, la miniserie britannica Adolescence è stata distribuita da Netflix a marzo 2025. In quattro episodi, il regista Philip Barantini segue lo sviluppo di un’accusa terribile – di omicidio – nei confronti del protagonista fino al processo. Il crime psicologico getta luce sulla genesi della violenza contro le donne e, più in generale, sulla misoginia. Tuttavia, la narrazione adotta un punto di vista peculiare. Due padri indagano per motivi diversi, mettendo al centro il loro senso di colpa di genitori per come i loro figli sono cresciuti.
La serie si è rivelata un grande successo fin dal debutto, e la critica ne ha elogiato l’alto livello tecnico. Pur essendo stata accusata di promuovere teorie complottiste (come riportato da The Independent), ha ricevuto numerosi premi e candidature, tra cui nove Primetime Emmy Awards. Oltre ai riconoscimenti come Miglior miniserie o serie antologica e Miglior attore protagonista (Stephen Graham), Adolescence ha stabilito anche un nuovo record. Il quindicenne Owen Cooper è il più giovane vincitore di un Emmy come Miglior attore protagonista in un prodotto televisivo.
Una storia di colpa, paternità e violenza giovanile
Il tredicenne Jamie Miller (Owen Cooper) è ancora a letto quando la polizia irrompe in casa sua per arrestarlo. Lo portano in centrale: la sua compagna di scuola Katie Leonard è stata accoltellata e lui è accusato dell’omicidio. Ancora sconvolti, i genitori (Stephen Graham e Christine Tremarco) e la sorella maggiore (Amélie Pease) seguono l’auto della polizia. Jamie è sotto shock, piange e trema, continuando a ripetere che è innocente. Tuttavia, si mostra collaborativo, chiede al padre di fargli da tutore legale e accetta interrogatori ed esami.
A condurre l’indagine sono l’ispettore Luke Bascombe (Ashley Walters), che ha anch’egli un figlio nella stessa scuola, e il sergente Misha Frank (Faye Marsay). Indagando nell’istituto, scoprono una verità più profonda e oscura sul delitto e chi l’ha commesso. Nel frattempo, i Miller cercano di affrontare la crisi e la coppia si interroga sui propri errori.
Un crime psicologico girato come un respiro unico
Il crime, in genere, è associato a un montaggio serrato e incalzante. La scelta in Adolescence è drasticamente opposta. Ognuno dei quattro episodi è girato in un unico piano sequenza. La cinepresa segue l’azione in tempo reale, restando incollata ai personaggi principali. Eppure, il ritmo non ne risente: i dialoghi brillanti mantengono la tensione costante. La forza della sceneggiatura risiede anche nell’interpretazione essenziale, sobria e autentica del cast. I primi piani hanno un ruolo cruciale nel cogliere le microespressioni. Soprattutto nei momenti di Jamie con la psicologa Briony Ariston (Erin Doherty). I gesti misurati, la recitazione sommessa e il realismo tipico della scuola attoriale britannica pervadono ogni performance, compresa quella del giovane protagonista al suo debutto.
Dal punto di vista narrativo, la serie ricorda Mindhunter. Gran parte dell’indagine si svolge attraverso interrogatori e colloqui con psicologi, privilegiando l’introspezione. Quando la polizia ottiene prove inconfutabili della colpevolezza di Jamie, l’inchiesta smette di concentrarsi sul colpevole. L’attenzione ora è sul movente, la ragione per la quale ha ucciso e le sue idee contorte.
Come suggerisce il titolo, la serie è anche un’immersione nella mente di un adolescente. Jamie e gli altri personaggi incarnano quel periodo di vita in cui non si è più bambini, ma non ancora adulti. Tra sbalzi d’umore e comportamenti contraddittori, nessun luogo è sicuro, nulla sembra giusto. Nessuno li capisce davvero e nulla appare troppo estremo.
Il significato del piano sequenza in Adolescence
Anche se, come si è detto, il crime predilige un montaggio rapido e serrato, non è la prima volta che il regista di un thriller ricorre al long take. Anzi, ci sono illustri precedenti. In Nodo alla gola, Hitchcock, decide di nascondere i tagli – inevitabili per i limiti tecnici del 1948 – facendo passare la telecamera rapidamente da un’inquadratura scura. Adolescence utilizza questa tecnica per seguire l’indagine, togliendo il respiro mentre la verità si svela davanti agli occhi di chi guarda.
Ogni episodio è stato reso possibile grazie alle tecnologie più recenti delle macchine da presa. In particolare, la DJI Ronin 4D è una telecamera maneggevole che ha permesso di realizzare il finale del secondo episodio, in cui l’operatore posiziona la camera su un drone per proseguire con un’inquadratura aerea.
Ogni episodio è stato preceduto da tre settimane di prove. Non solo gli attori, ma anche i tecnici hanno partecipato a numerose sessioni, durante le quali veniva eseguito l’intero episodio, dai primi minuti fino all’ora completa. In molte scene, cameraman e tecnici erano vestiti come comparse, per potersi muoversi liberamente sul set. La sceneggiatura è stata adattata più volte per integrarsi al meglio, grazie alla disponibilità di Jack Thorne e al lavoro di messa in scena. Infine, ogni episodio è stato girato più di dieci volte, e i piccoli errori sono stati incorporati nella narrazione. Alla fine è stata scelta la versione migliore per la messa in onda finale.
Così, mentre il montaggio veloce trasmette il ritmo incalzante degli eventi, le lunghe sequenze di Adolescence accompagnano lo spettatore in una storia intensa e immersiva. Questa scelta rappresenta un punto d’incontro tra cinema e teatro, trasmettendo un senso di senso di “qui e ora”.
Jack Thorne e Stephen Graham: temi sociali e violenza adolescenziale
A volte, la televisione è un mezzo per sensibilizzare su problemi sottovalutati. Quando negli Stati Uniti si diffuse la “piaga” della sindrome del bambino scosso, gli autori di Dr. House dedicarono un episodio al tema per diffondere consapevolezza. Allo stesso modo, Adolescence, oltre al suo valore artistico, affronta temi come la violenza contro le donne e il femminicidio, già esplorati in opere come Thelma & Louise, la trilogia Millennium e la miniserie Maid. Tuttavia, Graham non solo affronta le problematiche dell’attualità e del mondo dei social media, ma ne offre una prospettiva maschile.
Come Criminal Minds esplora la mente dei serial killer, Adolescence entra nel mondo della cultura incel. La maggior parte chi ne fa parte sono uomini bianchi eterosessuali, convinti di non poter avere relazioni né rapporti sessuali a causa del presunto potere eccessivo delle donne nella scelta del partner. Così, nasce un odio profondo che li porta a sentirsi autorizzati a odiarle, violentarle, torturarle o addirittura ucciderle. È una sottocultura che prolifera su siti online come Reddit e 4chan, tra individui che si considerano perdenti. Derivano correnti come la RedPill e la BlackPill, ispirate in modo distorto dall’universo di Matrix.
La serie illumina con precisione il fenomeno, mostrandoci quanto possa influenzare le menti dei ragazzi più fragili come Jamie. Sono timidi, bullizzati, convinti di fare schifo alle ragazze. Mostra anche i codici segreti con cui gli incel comunicano online, rendendo il loro linguaggio indecifrabile a chi non lo conosce. Pur non nascendo con un intento sociale, Adolescence denuncia il dramma ancora poco discusso della misoginia. Per mantenere l’attenzione sulla mente dell’assassino, la vittima e il delitto restano quasi sempre fuori scena.
Paternità e colpa in Adolescence: il peso dei peccati non commessi
Nella miniserie HBO The Night Of, il protagonista sembra essere l’unico ad aver dimenticato il proprio crimine. Al contrario, Jamie sa esattamente cosa è accaduto: è lucido e consapevole, ma continua a mentire fino alla fine. L’immagine che dà di sé è quella di un ragazzo timido e innocente, e senza prove nessuno lo crederebbe capace di tanta violenza.
Nonostante ruoti attorno a un caso di omicidio adolescenziale, il vero protagonista di Adolescence è la paternità. O meglio, il punto di vista di due padri. Quello di Jamie gli resta accanto, ma confessa di sentirsi colpevole e di chiedersi dove abbia sbagliato. Allo stesso modo, l’ispettore Bascombe scopre giorno dopo giorno il mondo in cui vive suo figlio e mette in dubbio il proprio ruolo di genitore.
Entrambi devono affrontare l’idea che i loro figli siano ormai degli sconosciuti, ma non per questo sono responsabili delle loro colpe. Come afferma Jack Thorne in un’intervista a The Guardian, Graham aveva due punti fermi sin dall’inizio:
Voleva parlare della violenza maschile giovanile contro le donne, ma a due condizioni: girare tutto in piano sequenza e non gettare la colpa sui genitori.
L’ultimo episodio riflette proprio su come uno stesso contesto familiare possa far crescere due figli completamente diversi. Ma più che dare risposte, la forza di Adolescence sta nel porre domande, le stesse che ogni padre si fa quando qualcosa va storto: “Quanto può pesare un peccato mai commesso?”.
Tag
Buy a ☕ for Hypercritic