Dalle Finzioni di Borges a Nolan e Calvino | Le infinite versioni della realtà
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Dalle Finzioni di Borges a Nolan e Calvino | Le infinite versioni della realtà

Dalle Finzioni di Borges a Nolan e Calvino | Le infinite versioni della realtà

Postato il 19 Ottobre, 2025

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Gli autori Gabriel Garcia Márquez e Luis Borges sono due rappresentanti del realismo magico, benché trattino il soggetto narrativo in modo opposto. Da una parte ci troviamo davanti alla fastosità della saga familiare, così voluminosa che, come Martin Amis e Salman Rushdie rammentano in una vivace conversazione, Borges avrebbe commentato il colossale romanzo di García Márquez definendolo: “Troppo lungo, poteva limitarsi a Cinquant’anni di solitudine“.

Nonostante questa affermazione possa essere giudicata apocrifa (o meno), è vero che dall’altra parte incappiamo in Luis Borges, al quale bastano dieci pagine per mettere le basi dei suoi capolavori di fantasia. In Finzioni lo scrittore ha magistralmente concentrato in poco più di un centinaio di pagine racconti brevi e avvincenti, sintetizzando il soggetto narrativo nei loro titoli.

Gli espedienti e i diversi livelli letterari in Finzioni

Nascoste in specchi e labirinti, le finzioni sono ciò su cui si basa la comune interpretazione della realtà quotidiana. Esse fanno parte degli espedienti e dei diversi livelli narrativi di cui gli scrittori si servono per manipolare la realtà, giocarci e reinterpretarla.

All’interno del romanzo La biblioteca di Babele, al quale Umberto Eco rende omaggio ne Il Nome della rosa nominando il bibliotecario del monastero Jorge da Burgos, parole e simboli si combinano creando sequenze infinite, portatrici o meno di significato. La ricerca della verità si configura perciò come un eterno ciclo destinato a ripetersi, come ne L’eterno ritorno di Nietzsche, e tutte le diverse possibilità che vanno configurandosi disorientano il lettore.

Partendo da questa filosofia, Borges in Finzioni si beffa del concetto di paternità d’ingegno e dell’idea di versione originale di un’opera e della realtà stessa, come avviene nel suo racconto Pierre Menard, autore del Chisciotte. Se Italo Calvino, elogiando Carlo Emilio Gadda, affermava che la realtà del mondo si presenta ai nostro occhi come un carciofo, per Borges questa è definibile come “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, ossia un insieme di ramificazioni. Un’infinità di varianti si muovono parallele tra loro, ciascuna portatrice di un esito diverso.

L’eredità di Borges nella letteratura e nel cinema contemporaneo

Le Finzioni sono un gioco della sorte, l’opportunità concreta di mettere in atto tutte le innumerevoli possibilità dei tanti universi esistenti. Questo romanzo ha influenzato autori come Calvino stesso (Il Castello dei Destini Incrociati), Roberto BolañoGeorge Perec ( come pure il movimento francese OuLiPO) e molti altri dopo di loro.

L’eredità di Borges si riflette nell’idea di tempo circolare formulata da Christopher Nolan o nei labirinti della psiche ripercorsi da Charlie Kaufman. La natura finita del romanzo Finzioni si scontra con l’infinità del suo contenuto, la sintesi enciclopedica del sapere. Finzioni è l’allegoria che meglio esprime il senso di contemporaneità: una massa informe costituita dal volume ingombrante del passato, l’incessante continua compresenza di ironia e angoscia.

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