Portal | Il puzzle game che ha reinventato la visuale in prima persona
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Portal | Il puzzle game che ha reinventato la visuale in prima persona

Portal | Il puzzle game che ha reinventato la visuale in prima persona

Postato il 19 Novembre, 2025

Art Director

Jeremy Bennett

Lead Composer

Kelly Bailey; Mike Morasky
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Il concetto di portale è presente nei racconti da svariati anni ormai. Alcuni esempi lampanti sono la tana del coniglio in Alice nel Paese delle Meraviglie o il TARDIS in Doctor Who. Era solo questione di tempo prima che qualcuno lo utilizzasse per sviluppare un gioco. Quel gioco è Portal.

La maggior parte dei giochi con la visuale in prima persona ruotano attorno alle sparatorie. Nei primi anni 2000, i giochi di guerra e sparatutto erano molto famosi, grazie al maggiore realismo che la grafica delle console riusciva a fornire. Franchise come Halo, Call of Duty e Grand Theft Auto hanno guadagnato popolarità nella cultura videoludica mainstream. Eppure, il successo di Portal ha spiazzato tutti ed è rimasto un fenomeno di grande importanza culturale per gli anni a venire.

La meccanica dei portali: il cuore del puzzle game

Come suggerisce il titolo, la meccanica principale del gioco di Kim Swift prevede l’uso di portali per girovagare in diverse camere di test e risolvere enigmi. Il giocatore riceve una portal gun, in grado di sparare due portali che collegano due punti nello spazio tridimensionale; questa semplice idea viene sviluppata nel corso del gioco. Man mano che la difficoltà aumenta, si aggiungono elementi, come cubi pesanti, ponti di luce e raggi laser. Tutto ciò deve essere spostato usando la portal gun per completare i livelli. La meccanica di base del gioco è semplice ma può essere sfruttata in diversi modi per creare sfide impegnative.

Camere di test e GLaDOS: quando gameplay e narrazione si fondono

La trama di Portal è semplice ma la sua realizzazione e scrittura lo hanno elevato a uno status iconico. La storia inizia con Chell, una donna risvegliatasi dal coma in un complesso di ricerca misterioso e incontaminato, controllato da un computer dotato di intelligenza artificiale di nome GLaDOS. Progressivamente la facciata immacolata lascia spazio all’oscura verità che si cela dietro l’impianto, così il giocatore scopre la tragica storia di quel luogo e i secondi fini dell’IA ribelle.

In Portal trama e gameplay si intrecciano e collaborano per creare un’armonia ludonarrativa. La storia e le sfide aumentano costantemente fino al gran finale. Il gioco informa sul susseguirsi delle vicende tramite messaggi vocali divertenti, riprodotti tra un enigma e l’altro. Attraverso questi avvisi GLaDOS commenta le azioni del giocatore, promettendo una torta in caso di riuscita dei test o prendendosi gioco dei suoi fallimenti. Il gioco sfrutta questi messaggi per il worldbuilding e lo sviluppo dei personaggi, rivelando gradualmente che il computer, apparentemente freddo e pragmatico, è in realtà meschino e vendicativo (simile al supercomputer HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio).

L’eredità di Portal e il suo impatto sui puzzle game moderni

Sia Portal sia il sequel Portal 2 sono ricchi di riferimenti alla serie videoludica Half-Life, collocandola nello stesso universo narrativo. Il gioco è diventato un successo e ha rapidamente raccolto una vasta fanbase che si è sbizzarrita nella creazione di mod e mappe personalizzate per entrambi i capitoli.

Il gioco originale era un progetto breve e sperimentale, ragion per cui è uscito come parte di un bundle. Nel corso degli anni, l’umorismo sarcastico e la narrazione profonda di Portal hanno ispirato diversi giochi rompicapo in prima persona, come il complesso Antichamber e il filosofico The Talos Principle.

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