Kōhei Horikoshi cresce appassionandosi ai manga come Dragon Ball, One Piece e Naruto e scopre i supereroi attraverso Spider-Man e Spawn. Il suo percorso è quello di un autore destinato a creare un fenomeno shonen dedicato ai supereroi: My Hero Academia. Per celebrare la conclusione del manga, fino al 9 novembre 2025 è in programma una mostra a Osaka, che Hypercritic ha visitato in estate nella sua prima tappa al Creative Museum di Tokyo.
Horikoshi è riuscito a creare un’opera che arricchisce la tradizione del battle manga e il genere supereroistico. I pannelli esposti mettono in mostra lo stile e la tecnica dell’autore, offrendo uno sguardo sul suo processo illustrativo. Un percorso cronologico guida i visitatori attraverso la storia, mettendo in luce l’eredità dei diversi personaggi dell’immaginario di Horikoshi.
Chi è il vero eroe? La cooperazione al centro di My Hero Academia
In un mondo in cui la maggior parte delle persone nasce con superpoteri, o “quirk”, i supereroi di My Hero Academia sono una presenza che passa quasi inosservata. Di qui la domanda esistenziale alla base della storia: “Cosa significa davvero essere un eroe? Il protagonista, Izuku Midoriya (conosciuto come Deku) va oltre e si chiede: “Come posso diventare il più grande eroe di tutti i tempi?”.
In un’intervista, Kōhei Horikoshi spiega che, per lui, un eroe è qualcuno che ti aiuta quando stai per arrenderti. In altre parole, chiunque può essere un eroe se compie anche solo un piccolo gesto per aiutare gli altri e migliorare il mondo. È un concetto che riecheggia nella figura di Superman, simbolo di speranza e di fiducia nell’umanità e nel futuro. In particolare, in My Hero Academia, questo ruolo è incarnato da All Might. Muscoloso, sorridente, ammirato da tutti, è lui a ispirare Deku e i suoi compagni a dare sempre di più.
Tuttavia, questa spiegazione è solo la prima metà della risposta. Nel corso del manga, Horikoshi sottolinea che nessuno, da solo, può essere un vero eroe. Gli eroi solitari si caricano di un fardello che li distrugge e genera conseguenze gravi nella società. Una parte della popolazione, infatti, si lascia andare al pensiero che saranno gli eroi a risolvere ogni problema; altri si sentono abbandonati, perché nessun eroe può salvare tutti.
Questa filosofia di fondo fa della collaborazione e dell’empatia due temi centrali in My Hero Academia. Horikoshi li rafforza attraverso una narrazione corale, in cui ogni arco narrativo contribuisce a rispondere alla domanda centrale: cosa serve per essere un eroe? Questo concetto è evidente anche nella mostra di Osaka, che accosta la struttura cronologica del manga alle relazioni intrecciate tra i personaggi principali.

All Might e Toshinori Yagi: il simbolo e l’uomo dietro l’eroe
My Hero Academia affronta fin dall’inizio il tema dell’individualità, mostrando un mondo in cui gli eroi sono classificati in base alla popolarità e ai servizi resi alla società. In cima a questa gerarchia c’è All Might, l’eroe numero uno e simbolo della speranza. All’inizio della storia è convinto di aver reso innocuo il suo nemico più grande, All For One.
L’arco narrativo di All Might riassume l’essenza del lavoro di Horikoshi. Lontano dallo stereotipo del maestro destinato a morire (come Jiraya in Naruto), All Might è un personaggio complesso, diviso tra il sé eroico e quello umano, Toshinori Yagi. Guida Deku e i suoi allievi con saggezza, ma nel frattempo continua a imparare. Per anni porta il peso del mondo sulle spalle, finché non decide di prendere Deku sotto la sua ala, come apprendista. Trasmettendo il One For All (un quirk unico e tramandabile) riconosce la propria debolezza e il bisogno di un successore. Il suo percorso diventa un viaggio di consapevolezza: nessuno può sostenere quel fardello da solo. Comprende, dolorosamente, come la sua presenza costante abbia reso la società che lo circonda troppo dipendente.
Nel suo ultimo scontro con All For One, All Might chiude il proprio arco. Combatte non solo con la forza, ma anche con un’armatura che simboleggia ciò che ha appreso dai suoi studenti.
All For One, Shigaraki e i Villains: il lato oscuro degli eroi
Il modo in cui l’opera tratta i villains (i “cattivi”) e i loro legami con gli eroi la rende unica. L’antagonista supremo è All For One, l’esatto opposto di All Might. L’eroe incarna l’ideale di protezione, trasmettendo il suo potere, mentre All For One lo ruba per dominare.
Gli altri villain sono spesso emarginati. Persone spinte alla violenza dopo essere state ignorate o abbandonate, anche dagli eroi, nel momento del bisogno. Horikoshi ricorda così che anche un gesto semplice, come una mano tesa, può rappresentare il vero eroismo.
Tomura Shigaraki ne è l’emblema: nessuno gli ha mai teso la mano. All For One ne approfitta, trasformandolo in un avatar del caos e della distruzione. Horikoshi costruisce una potente dualità: da un lato Deku, che vuole salvare tutti; dall’altro Shigaraki, che rifiuta la salvezza. Shigaraki diventa così un monito e un limite. Anche se Deku e i suoi amici imparano che solo insieme possono essere veri eroi, devono accettare che non tutti possono essere salvati. Inoltre, la morte di Shigaraki ricorda dolorosamente ciò che accade quando la società ignora chi ha bisogno d’aiuto.
Oltre a questo, My Hero Academia dedica tempo a esplorare le relazioni tra i villain. Shigaraki non è solo nel suo dolore e nel suo odio. Anche Spinner, Dabi e Toga agiscono come riflessi oscuri degli eroi. Come Twice evidenzia, ciò che li unisce non è solo il caos, ma le ferite condivise dell’abbandono.
Deku e Bakugo: oltre la classica rivalità shonen
A differenza delle classiche rivalità shonen come Goku e Vegeta, il rapporto tra Deku e Katsuki Bakugo è definito meno dall’opposizione e più dalla crescita reciproca. Inizialmente, Bakugo è arrogante, aggressivo e ossessionato dall’essere il migliore, mentre Deku è idealista e altruista. Tuttavia, la loro rivalità evolve in una dinamica di sviluppo reciproco. Bakugo impara gradualmente a temperare la sua aggressività, affrontare il suo perfezionismo e a riconoscere il valore del lavoro di squadra. I suoi sforzi per chiamare Deku per nome, per esempio, simboleggiano il suo crescente rispetto. Il riconoscimento che Deku non è semplicemente un rivale da superare, ma un pari e un collaboratore.
Deku, a sua volta, trae insegnamento dall’intensità e dalla determinazione di Bakugo, imparando l’importanza dell’umiltà, la fiducia in sé stesso e nella squadra. Il protagonista lo dimostra quando deve agire da solo, affrontando sfide che ricordano gli errori passati di All Might. Inoltre, l’influenza di Bakugo e dei compagni lo aiuta a superare queste prove senza ripetere i suoi errori.
Il loro rapporto funziona perché sembra reale. Bakugo non diventa mai l’archetipo del “rivale diventato cattivo”, come succede a Sasuke Uchiha in Naruto. Al contrario, condivide l’ammirazione di Deku per All Might e agisce con un senso di giustizia altrettanto forte. Questa sovversione dei cliché shonen consente alla serie di esplorare la complessità emotiva di entrambi i personaggi. Le loro interazioni affrontano temi quali la rivalità, la responsabilità personale e il coraggio di cambiare, mostrando una crescita tanto emotiva quanto fisica.
In definitiva, Deku e Bakugo rappresentano una visione sfumata dei personaggi maschili in My Hero Academia. Sono ambiziosi, imperfetti e competitivi, ma capaci di empatia, riflessione e supporto reciproco. Attraverso di loro, il manga arricchisce il genere, bilanciando superpoteri e battaglie con comprensione, connessione e maturità emotiva.
La famiglia Todoroki: decostruzione della mascolinità tossica
Considerando che i manga shōnen sono principalmente rivolti a ragazzi, è notevole come My Hero Academia esplori il tema della mascolinità. Questo emerge nella rivalità tra Bakugo e Deku, nell’arco di All Might che accetta aiuto e affronta i propri limiti, ma trova la sua espressione più potente in Enji Todoroki e nella sua famiglia.
L’ossessione di superare All Might consuma Enji, uno degli eroi più forti. È inflessibile, sgradevole e fissato sull’essere il migliore. Incarna un lato distorto della società degli eroi, in cui il prestigio pesa più della responsabilità. Inoltre, incapace di superare All Might, proietta la sua ambizione sui figli. Quando Toshinori va in pensione e Enji diventa finalmente il numero uno, la sua vittoria sembra vuota. Infatti, ora deve affrontare le conseguenze del dolore arrecato alla sua famiglia. Scoprire che il villain Dabi è il suo primogenito, Toya, creduto morto, diventa un’accusa aperta contro Enji e rivela il lato oscuro del sistema degli eroi.
In questo contesto, Shoto Todoroki, il figlio più giovane di Enji, compagno di classe di Deku, svolge un ruolo chiave. Come Toya, porta le cicatrici delle aspettative del padre, ma, grazie al sostegno dei compagni, sceglie di superarle anziché cercare vendetta. Inoltre, attraverso Shoto, Enji inizia a riconoscere i propri fallimenti e a sforzarsi di espiarli. Il conflitto resta inevitabile, e le ferite di Toya, come quelle di Shigaraki, potrebbero essere incurabili. Tuttavia, la famiglia Todoroki impara ad affrontare il proprio passato e assumersi le sue responsabilità, anche se il perdono resta incerto.
Ochaco Uraraka e Himiko Toga: personaggi femminili in My Hero Academia
Come abbiamo accennato, i lettori dei manga shonen sono per lo più adolescenti maschi. Ma in My Hero Academia ci sono numerosi personaggi femminili ben caratterizzati, spesso al centro della narrazione. In particolare, l’interazione tematica tra Ochaco Uraraka e Himiko Toga è fondamentale per la storia, perché richiama la dualità tra Deku e Shigaraki o tra Shoto e Dabi. Il loro rapporto non riguarda tanto il conflitto diretto quanto il contrasto. Ochaco incarna empatia, aspirazione e la volontà di fare la differenza, mentre Toga canalizza isolamento, trauma e ricerca di appartenenza. Attraverso le loro interazioni, la serie esplora come bisogni simili — riconoscimento, connessione e identità — possano manifestarsi in percorsi radicalmente diversi. La determinazione di Ochaco a diventare un’eroina e sostenere chi le sta a cuore segna la sua crescita. Il percorso di Toga, invece, mostra come il dolore personale possa trasformare l’ambizione in impulsi distruttivi.
La tensione tra loro opera su più livelli. La resilienza e la compassione di Ochaco sottolineano i valori dell’eroismo, mostrando come vulnerabilità e forza possano coesistere. Al contrario, dietro la sua aggressività e malvagità, Toga nasconde la solitudine e il desiderio di comprensione. Quando i loro percorsi si intrecciano, My Hero Academia fa un esercizio di empatia: tra i personaggi ma anche come lente attraverso cui il pubblico può comprendere chi sembra irrecuperabile.
Costruzione del mondo, costumi e design dei personaggi: lo stile unico di My Hero Academia
A differenza dei fumetti americani, pochi manga sono ambientati in società costruite attorno ai supereroi. Tiger & Bunny li ritrae come celebrità sponsorizzate, ossessionate della propria immagine, mentre One-Punch Man utilizza la Hero Association per parodiare e celebrare il battle shonen. My Hero Academia, invece, presenta un mondo in cui i supereroi sono parte integrante della società, un po’ come nei fumetti Marvel. I protagonisti frequentano una scuola pensata per formare futuri eroi. L’ambientazione offre ricche possibilità: visivamente, grazie combattimenti spettacolari e personaggi curati, e tematicamente, esplorando l’impatto delle proprie azioni sugli altri.
Il cast colorato, con i suoi caratteristici quirk, viene presentato durante l’esame d’ammissione e il festival sportivo della scuola. Queste sequenze simili a tornei – elemento ricorrente nei manga shonen – permettono all’autore di mettere in scena battaglie spettacolari e di sviluppare i personaggi, proprio come il Tenkaichi Budokai di Dragon Ball o l’Esame Chunin di Naruto. Lo stile di disegno dinamico e ricco di dettagli di Horikoshi valorizza questi combattimenti. Spesso l’autore utilizza una disposizione libera delle vignette per seguire i movimenti dei personaggi. Allo stesso modo, i design dei protagonisti si distingue, combinando l’aspetto appariscente tipico dei supereroi americani con dettagli funzionali, gadget e caratteristiche che rendono i costumi pratici e stilosi.
Aspetto fondamentale: ogni combattimento sviluppa la storia. Horikoshi tratta gli scontri non come semplici scambi di colpi, bensì come momenti che spingono la narrazione avanti. Dalle prime difficoltà di Deku con One For All agli scontri decisivi di All Might, ogni confronto ha il suo significato. Inoltre, è legato a sequenze più lente, come dialoghi, flashback o momenti di vita quotidiana, mantenendo la storia coinvolgente dall’inizio alla fine.
L’eredità duratura di My Hero Academia e dei suoi personaggi
Negli ultimi quarant’anni, Shonen Jump ha pubblicato alcuni dei manga più venduti e influenti di tutti i tempi. Negli anni ’80, Dragon Ball di Akira Toriyama ha stabilito un nuovo standard per i fumetti di combattimento, successivamente portato avanti da titoli come Naruto, One Piece e Bleach. Tra questi, My Hero Academia si è guadagnato un posto d’onore, grazie a una pubblicazione durata un decennio (2014–2024) che ha venduto oltre 100 milioni di copie nel mondo. Nei capitoli finali, Horikoshi offre uno sguardo al futuro, in cui Deku e i suoi amici sono diventati adulti.
La mostra approfondisce questa visione con diverse illustrazioni, mostrando i personaggi in scene tranquille e quotidiane, che sembrano quasi fotografie di una vita oltre le pagine. Questa sezione lascia l’idea che la storia avrebbe potuto continuare ancora a lungo. A qualunque impresa Kohei Horikoshi decida di dedicarsi in futuro, in ogni caso, la sua opera ha già segnato la storia del fumetto. My Hero Academia mostra come le battaglie, i superpoteri e le aspirazioni adolescenziali possano accompagnarsi con un’esplorazione efficace di temi complessi come l’empatia, il senso di colpa, la solidarietà e lo spirito di squadra.